Donne (VINTAGE)

stava cantando a bassa voce una ninnananna alla bambola di pezza che teneva in braccio amorevolmente. E dalaloo… E dalaleddra… Lu lupu si mangiò la picoreddra…

Bevande calde, termometro. Una mezzoretta dopo dichiarai di sentirmi meglio. Papà volle riaccompagnarmi fino a Copenaghen, mi lasciò solo davanti al mio albergo. Quella settimana l’indice di virilità degli italiani in Svezia dovette cadere a picco, come fa la Borsa in tempi di crisi.

Quando atterrammo a Roma, lei si alzò per prima, si chinò e mi baciò sulle labbra sotto gli occhi meravigliati della mia amica che era appena emersa dal coma. Un mese dopo ricevetti una cartolina da Londra. La data corrispondeva a un mercoledì. C’era scritto: “Siamo felici. Grazie”. Seguivano le firme di Inés e di Enrique.

Quando viaggio in aereo non mi sento propriamente un uomo felice, mi agito, mi alzo e mi risiedo e, dato che allora era consentito, fumavo come una locomotiva in salita.

Mario si alzò di scatto. Tutto a un tratto si era sentito ignobile, sarebbe stato una specie di stupro. Si chinò, posò le labbra sulla sua fronte. «Scusami. Buonanotte» le disse. «Buonanotte» rispose lei quietamente. Desideria si sposò due anni dopo con Tullio, un mio sincero amico, nobile e benestante, disperatamente innamorato di lei. Fui io a ri

Appena fuori vista, ci mettemmo a correre, il desiderio bruciava più del sole. La spiaggia era deserta. Ansanti, cademmo all’ombra di uno sperone di marna bianca. Per due ore facemmo furiosamente e ininterrottamente l’amore, senza scambiarci una parola, scordandoci dei ricci, del tempo, del mondo. Neanche mentre tornavamo aprimmo bocca. Non ci sfio

Non mi disse mai dove abitava, come trascorreva i suoi giorni. Il mese terminò, ci eravamo visti cinque volte, il giorno appresso avrei riscosso la borsa di studio. La parentesi dei cappuccini si era, al momento, chiusa. «Angelica, posso invitarla a pranzo domani?» Mi guardò sorpresa. Poi consentì. «Va bene.» Si fece dare l’indirizzo del ristorante