Sublime

Nino era un ragazzo dispettoso – cosí avevo sempre creduto – ma ora mi accorgevo che i suoi dispetti non erano capricci, o almeno non piú dei miei. Cominciavo a capire che quella casa non era per lui quello che era per me. Il corridoio che la traversava tutta, dalla porta d’ingresso all’uscio sull’orto – riempiendola di verde e di luce per chi vi

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La parte più consistente della sua esistenza si è svolta senza testimoni, in una solitudine quasi inimmaginabile, e per questo nessuno capirà mai tutto ciò che dice. Ma lui cerca comunque di dirlo.

come in quella storia di Marcel Aymé che va a trovare un amico in prigione, e dopo un’ora in parlatorio, trascorsa nel silenzio assoluto, dice piano: «Stiamo bene...». Ora che sono cresciuto, penso che silenzi simili sarebbero possibili fra noi, e questo mi mette una grande voglia di tornare a trovare Michel e Chantal a Tynagh.

Sulla morte della domenica pomeriggio non se ne parlerà mai abbastanza. Questa prova generale della fine del mondo, tutte le sacrosante settimane.